Lezioni di felicità

Laurie Santos, definita "una delle menti più brillanti dell'anno dalla rivista americana Popular Science - psicologa a Yale.

Ho letto un articolo su di lei ed ho pensato di condividere i suoi concetti semplici e forse anche banali, ma spero di ottenere almeno delle riflessioni in chi le leggerà.

Secondo lei ognuno di noi può essere felice se si impegna intenzionalmente a sviluppare e a far crescere nuove pratiche e nuove abitudini.

Al di là della quota di felicità genetica, derivata cioè dall'avere un carattere più o meno socievole e soprattutto ottimista, la maggior parte delle persone non è felice quanto potrebbe perchè concentra i propri sforzi sugli obiettivi sbagliati, quelli  che non portano verso la gioia. Le ricerche lo dimostrano: le cose che noi generalmente riteniamo fonti di felicità materiale, come il denaro, una bella macchina o bei vestiti, non ci rendono realmente contenti come ci aspettiamo. Dovremmo mettere a fuoco quello che davvero contribuisce a farci star bene, come coltivare rapporti sociali, provare gratitudine, dare una mano agli altri. questi comportamenti hanno benefici duraturi in termine di benessere soggettivo.

I soldi sono necessari nella nostra società, ma non danno gioia e nemmeno il successo porta in quella direzione; il lavoro e la famiglia possono farci star bene se sono vissuti con soddisfazione profonda che si rinnova ogni giorno; soprattutto ha un grande impatto assaporare il tempo che spendiamo con amici e parenti.

La nostra mente "mente", nel senso che ci racconta vere e proprie bugie. Per questo è così difficile trovare gli obiettivi che aumentano il nostro appagamento.

La ricerca dice che i geni determinano il 50% della nostra felicità generale: se la guardiamo dall'altro punto di vista vuol dire che sull'altra metà dei motivi possiamo impegnarci. E non è poco. Il 10% dei fattori ha a che vedere con circostanze della vita, per esempio la salute, il denaro e la famiglia. Il resto, circa il 40% può essere influenzato dalle nostre abitudini e dai nostri sforzi intenzionali.

L'amore e la famiglia possono certamente renderci felici a condizione che prestiamo attenzione alla qualità dei momenti che viviamo con i nostri cari. Come si fa? Si tratta di restare consapevoli di quello che ci accade, presenti al cento per cento, in modo da non arrivare mai ad annoiarci o, per dirla con parole psicologiche, a non subire l'adattamento edonico, vale a dire una sorta di assuefazione.

Proviamo a fare un esempio per capire meglio il concetto: compriamo una nuova casa e siamo alle stelle, ma dopo un po' ci abituiamo e smettiamo di trarne piacere, non ce la godiamo più, non scegliamo più cuscini che la ravvivino, non invitiamo più gli amici a cena. Ecco questo accade non solo con gli oggetti, ma anche nelle relazioni.

A cosa dare valore in concreto nella nostra quotidianità? Dovremmo prenderci un po' di tempo per provare gratitudine e per esprimerla e per compiere piccoli atti di gentilezza verso chi vi sta intorno. Sembrano banalità, ma questi comportamenti possono avere grandi effetti trasformativi.

Quello che ci ostacola di solito per riuscire a fare tutto ciò è il tempo che è sempre ingolfato, pieno di cose da fare. Ma abbiamo bisogno di tempo per essere felici: ci serve tempo per riuscire ad esssere consapevoli di quello che ci accade e anche per coltivare le relazioni e i rapporti sociali. Nel nostro mondo occupato può essere molto difficile avere tempo di fare qualcosa per noi stessi e per qualcun altro.

In conclusione la buona notizia è che possiamo influenzare la nostra felicità in modo positivo con abitudini davvero semplici, è sufficiente l'impegno continuativo.