le emozioni parte prima

25.01.2024

                                                                            DEFINIZIONI

L'emozione, specialmente se intensa, può provocare alterazioni somatiche diffuse: il sistema nervoso centrale influenza le reazioni mimiche (l'espressione del viso), la tensione muscolare; il sistema vegetativo e le ghiandole endocrine, la secrezione di adrenalina, l' accelerazione del ritmo cardiaco e altre risposte viscerali

Diverse scuole di pensiero, soprattutto agli inizi della storia della psicologia, considerano le emozioni come fattori di disturbo, come se la cosiddetta "scarica emotiva" o un'emozione dirompente potesse essere un elemento di disturbo.

Questo può essere vero per determinate azioni del comportamento, pensiamo alla guida dell'auto in condizioni di rischio, se la persona si abbandona a scariche emotive questo potrebbe essere di intralcio per una presa di decisione tempestiva. Ma ciò non è vero per altre sfere del comportamento, in quanto il saper entrare in contatto e il saper riconoscere le proprie emozioni ha una sua funzionalità auto ed etero regolatrice.

Il primo studioso in senso storico delle emozioni è stato Darwin, il quale evidenzia come le funzioni delle emozioni abbiamo a che fare con la sopravvivenza. L'aver paura o il fatto di poter esprimere e comunicare la rabbia serve all'animale e all'uomo per poter sopravvivere nell'ambiente. Se non si avvertissero i segnali della paura si soccomberebbe alle minacce ambientali perché non si sarebbe in grado di reagire, per es. mettendo in atto un comportamento di fuga. Questo concetto è stato ripreso da altri Autori e non è mai stato sconfermato. Questa è considerata, quindi, una delle funzioni primarie delle emozioni.

Lesperssione facciale delle emozioni è universale ed è presente anche nei primati

James e Lange. 1984 : Teoria psicofisiologica dell'emozione, ovvero le risposte espressivo-motorie determinano gli elementi valutativi-cognitivi, cioè il processo fisiologico anticipa l'etichettamento cognitivo (non scappo perché ho paura, ma ho paura perché scappo; non si piange perchè si è tristi, ma l'azione del piangere determina l'esperienza e la valutazione della tristezza; il tremare e il gridare causano rispettivamente l'esperienza della paura e della rabbia). Quindi secondo questa teoria prima si inizia a correre e dopo, attraverso tutte le informazioni motorie e propriocettive che provengono dall'azione di fuga, si arriva al riconoscimento dell'emozione della paura.

Questa teoria è stata fortemente criticata e tra i critici troviamo Cannon e Bard, due autori di stampo cognitivo che hanno affermato che i cambiamenti delle risposte fisiologiche sono troppo lenti per essere considerati come causa di vissuti emozionali e chel'induzione artificiale mediante sostanze chimiche di risposte fisiologiche tipiche di emozioni esteme, non produce l'esperienza di quelle stesse emozioni.

Quindi vi è una contemporanea e simultanea attivazione sia delle risposte espressivo-motorie che delle relative rappresentazioni mentali, poichè entrambe dipendon dall'attivazione di determinate areecerebrali (dal talamo). Essi infatti attribuiscono significato allo stimolo dimostrando, tramite degli esperimenti, che i soggetti di fronte a stimoli ambigui, che potevano essere o meno minacciosi, non scappavano ma iniziavano a correre solo di fronte a stimoli precisamente minacciosi.

Quindi sostengono che la teoria di James e Lange potrebbe essere vera in presenza di strutture cerebrali primitive, animali con sistemi cerebrali semplificati rispetto a quello umano o nei bambini molto piccoli che reagiscono allo stimolo con l'attivazione del sistema di arousal senza riuscire però a connotare realmente lo stimolo, per cui iniziano a correre. Gli adulti, al contrario, avendo un sistema cognitivo e delle componenti semantiche fortemente organizzate, attribuiscono un significato cognitivo allo stimolo attribuendolo a delle categorie primarie (piacevole - spiacevole, amico - nemico) e a seguito di ciò provano un'emozione.

Negli ultimi dieci anni si è andata sviluppando il concetto di intelligenza emotiva, recentemente riproposto da Goleman, che riprende il concetto di intelligenza multicomponenziale di Gardner, e sottolinea l'esistenza tra i fattori che costituiscono l'intelligenza umana di un'abilità emotiva che permetterebbe alle persone di sapersi muovere con successo. Si tratta di un tipo di intelligenza che evidenzia le abilità sociali della persona e si costruisce su diverse forme di regolazione delle emozioni. Gli ambiti in cui questa abilità emotiva si sviluppano riguardano:

  • la conoscenza delle proprie emozioni
  • la consapevolezza del proprio vissuto emotivo;
  • sapersi osservare
  • il controllo e regolazione delle proprie emozioni, cioè imparare a non essere dominati dalle emozioni;
  • il riconoscimento delle emozioni altrui;
  • la capacità di sapersi motivare
  • la gestione delle relazioni sociali fra individui e nel gruppo

MODELLI DELLO STUDIO DELLE EMOZIONI

Sempre nell'ambito dello studio delle emozioni i tre modelli attualmente più rappresentativi sono quello costruttivistico, quello interazionista e quello psicodinamico.

1. Il primo deriva dall'approccio cognitivo ed evidenzia come la realtà in cui noi viviamo altro non è che una rappresentazione, una nostra costruzione mentale. In relazione alle emozioni esistono delle credenze che vengono attivate (per es. l'ansia, per gli Autori che fanno riferimento a questo modello, sarebbe un'autoproduzione, cioè se io provo ansia in una data situazione è perché ho generato questo tipo di situazione sia come antecedente che come tipo di vissuto). Al modello costruttivista fanno riferimento molti Autori, tra i quali Ricci Bitti, Ekman.

Ricci Bitti: le emozioni seguono un processo regolatorio, cioè hanno funzioni identificabili all'interno di un processo di regolazione auto ed etero regolabile. Fa una classificazione delle diverse forme di controllo delle emozioni, alcune di queste sono: il controllo cognitivo, che comprende il grado di novità di uno stimolo, alla valutazione del grado di piacevolezza-spicevolezza dello timolo, fino alla valutazione se uno specifico stimolo favorisce o impedisce il raggiungimento di uno scopo.

Secondo Ricci Bitti, inoltre, specifica che per controllo dell'espressione delle emozioni, non si intende repressione o inibizione delle emozioni, ma, si riferisce alla capacità di dare un significato alle emozioni e alla possibilità di arricchire l'esperienza emozionale con un maggiore collegamento tra espressione emotiva e vissuto soggettivo.

Uno studioso che si è occupato della classificazione delle emozioni nonché delle tecniche di comunicazione delle emozioni è Ekman. Egli, tra l'altro, era un attore di professione e quindi è stato facilitato nel farsi scattare delle fotografie mentre faceva delle espressioni che davano l'idea di una particolare emozione. Quello che lui ha studiato è la funzione e l'azione di determinati muscoli facciali nell'esprimere le emozioni, per es. per rendere l'espressione facciale della rabbia bisogna abbassare le sopracciglia, arricciare il naso, stringere le labbra, per la gioia spalancare gli occhi, alzare gli angoli della bocca, abbassare le sopracciglia.

Un altro risultato importante a cui perviene è che mostrando queste fotografie a persone appartenenti a culture molto diverse tra di loro, per es. a occidentali, ad asiatici, a culture primitive come gli abitanti della Papuasia, le emozioni principali, quelle primarie, vengono pressoché universalmente espresse e codificate nello stesso modo.

Ha sviluppato una teoria neuroculturale delle espressioni facciali in cui prende in considerazione sia gli aspetti naturali che culturali, questi ultimi sono rappresentati dalle regole espressive, dette di esibizione, prodotto dall'interazione dell'individuo e il suo ambiente socioculturale, e dalle circostanze attivanti una deteminata emozione.

2. Il modello interazionista è quello che va per la maggiore ed evidenzia che non si può parlare di emozioni o sistemi emozionali senza considerare le interazioni che questi sistemi hanno con i sistemi motivazionali, cioè quelle che sono le esigenze dell'individuo (la tristezza spesso è una conseguenza di forti frustrazioni di aspettative).

3. Per il modello psicodinamico l'emozione ha una funzione centrale, nel senso che i vissuti emotivi e l'analisi di tali vissuti sono poi la chiave per arrivare all'inconscio, permettendo anche il passaggio ad evoluzioni più mature della personalità.

In riferimento alla parte applicativa, in ambito psicodinamico troviamo il concetto di meccanismi di difesa dell'Io, che altro non sono che meccanismi di difesa dall'ansia e dal dolore, cioè dal provare emozioni negative, fino ad arrivare all'opposto della possibilità di gestire l'emozione, il cosiddetto acting - out che è un meccanismo di difesa estremo quando l'emozione è incontenibile. Il concetto psicodinamico della cura è poter provare le emozioni al di là di un agito.

4. Per l'approccio cognitivo-comportamentale l'emozione rappresenta un comportamento di risposta profondamente legato alle motivazioni, che si manifesta a tre diversi livelli:

1. psicologico

2. comportamentale

3. fisiologico

Ma...quali sono le motivazioni del comportamento umano? che cos'è l'emozione? quante e quali sono le emozioni?

Comunemente si pensa di dedurre le motivazioni dal comportamento; in realtà lo stesso comportamento può essere causato da motivazioni diverse.

Uno studente può passare tre ore a studiare per interesse per la materia, per compiacere un genitore o per primeggiare sui compagni e sentirsi importante.

Ci sono infatti vari tipi di disaccordo tra attività e obiettivo:

- lo stesso obiettivo può essere raggiunto con diversi comportamenti

- differenti obiettivi possono essere raggiunti con lo stesso comportamento

- un comportamento può essere strumentale al raggiungimento di differenti obiettivi

Per meglio definire le motivazioni profonde del comportamento umano sono state sviluppate molte teorie, citiamo le più importanti:

1. la teoria psicoanalitica di Freud: le pulsioni fondamentali sono il sesso e l'aggressività.

2. la teoria comportamentistica sottolinea l'importanza della relazione stimolo-risposta e dell'apprendimento nello sviluppo del comportamento.

3. la teoria cognitiva può essere definita come la teoria della scelta preferenziale; cioè la decisione di impegnarsi in una certa attività piuttosto che in altre ed il grado di partecipazione si determinano sulla base di considerazioni di carattere cognitivo.

ABRAHAM MASLOW - 1954:

Un approccio che prevede diversi livelli di sviluppo nei sistemi motivazionali, cognitivi ed emotivi che danno vita al comportamento umano. I bisogni umani possono essere organizzati in 5 gruppi a seconda della loro primarietà e della loro distanza dalle esigenze biologiche dell'organismo: i bisogni appartenenti a un gruppo superiore richiedono sepre l'esistenza di quelli propri dei livelli inferiori

6°gruppo: BISOGNO DI TRASCENDENZA: dopo la capacità di vivere in pieno la propria vita BISOGNI DEL SE'

e disentirsi realizzati per tutto quanto si fa o si è fatto, si può sentire il bisogno di andare oltre O DI AUTOREALIZZAZIONE sè stessi sentendosi parte di un insieme più vasto quasi cosmico o divino.

implicano una riflessione sulla

5° gruppo: BISOGNO DI REALIZZAZIONE DI SE': in virtù del quale le capacità potenziali di ciascuna propria esperienza soggettiva,

persona trovano la loro più piena applicazione e il massimo punto di crescita prevedendo una capacità di

rappresentazione astratta, simbolica

e dall'uso di un codice linguistico

4° gruppo: BISOGNI DI RICONOSCIMENTO E DI RENDIMENTO:che consistono nell'esigenza di veder riconosciuti i propri meriti

in relazione al proprio ruolo, di essere competenti e produttivi BISOGNI SOCIALI

3° gruppo: BISOGNI BISOGNI DI APPARTENENZA E DI AMORE: che consistono nell'esigenza di sentirsi parte di un gruppo, di implicano una vita sociale e un

cooperare con i suoi membri, di dare e ricevere amore rapporto interattivo con gli altri

2° gruppo: BISOGNI DI SICUREZZA: portano alla ricerca di figure parentali che sono in grado di assicurare al bambino la dovuta protezione

e che inducono a evitare l'ingestione di cibi o bevande dannose BISOGNI PRIMARI

1°gruppo: BISOGNI FISIOLOGICI: dipendono da pulsioni fisiologiche - es. bisogno di cibo, di ossigeno, di assumere liquidi, di dormire legati all'organismo biologico

rappresentano degli istinti